Comuni Italiani 3. il Periodo Sannita Romano. Statuto Comunale di Solopaca (Provincia di Benevento - Campania). La carta fondamentale dei cittadini solopachesi

Statuto Comune di Solopaca

Premessa - Solopaca: il Territorio, la Storia (Cosimo Formichella)
3. il Periodo Sannita Romano
Eccettuato un insediamento sannita, ubicato al di sopra della fontana di Santianni e che ebbe uno sviluppo autonomo, di questo popolo fiero , forte e bellicoso, che abitò le nostre montagne, abbiamo ben poche tracce. Al IV o V sec. a.C. sono databili alcuni oggetti, facenti parte d corredi funebri, trovati nell'insediamento citato.

Non bisogna dimenticare che i Romani vincitori spazzarono tutto ciò che appartenne alla civiltà sannita.

Del periodo romano, a parte le lapidi ed i vari reperti importati dalla vicina Telese, abbiamo numerose testimonianze che sono presenti in tutta la fascia che va dalla Volla alla Casa delle Fate e da Santianni al Varreciello. In queste zone sono venute alla luce diverse ville rustiche romane in prossimità delle quali in graduali successioni si svilupparono piccoli insediamenti abitativi.

La zona più antica come insediamento è senza dubbio quella di Santianni. Dalla fontana omonima a quella dei Monaci di rinvengono abbondanti tracce di muratura. Le più antiche sono costituite da un impianto per la macinazione delle olive e dell'uva. Dirimpetto alla fontana di Santianni è venuta alla luce una base di torchio in pietra composto da più parti databile II o III sec. d.C. Sulla base in pietra del torchio erano infisse assi e presse di legno.

Poco lontano dalla suddetta fontana, precisamente in contrada Staglio, vi è un criptoportico databile tra la fine della repubblica e l'inizio dell'epoca imperiale. In epoche successive questo criptoportico fu usato come cisterna: lo si deduce dalle evidenti tracce di calcare lasciate dall'acqua. Nel 1860 fu ricovero dei briganti e venne chiamata in seguito Grotta dei Briganti.

Altri reperti romani sono stati rinvenuti in contrada Impiano; si tratta di monete e frammenti di ceramica da mensa, che possono essere datati dalla fine della repubblica II sec. d.C. E' presente anche ceramica a bande larghe di colore rosso, invetriata e di impasto.

Questa zona in epoca romana fu sfruttata per l'estrazione della sabbia; vi si trovano sul posto ancora le cosiddette cavarene e, di frequente, si rinvengono resti di antichi animali.

Alla Scafa Vecchia, che fu una elle più usate per traghettare il Calore, è venuta alla luce ceramica di impasto decorata.

Alla Volla vi è una tomba del II sec. d.C. Essa sorge, com'era consuetudine, su una via, molto probabilmente una diramazione della via Latina. Sul vicino greto del fiume è stata ritrovata una testa virile del II sec. d.C. di buona fattura.

Nella parte alta della olla verso la zona la Sommaria vi sono pure resti di ville rustiche romane. Restano sul posto due cisterne di età repubblicana.

La prima, situata nei pressi del Casino Perlingieri-Cutillo, è molto grande e fu utilizzata solo per l'acqua. La seconda, situata poco lontana dal Casiniello, sempre di proprietà dei Perlingieri-Cutillo, è più piccola ed è fatta con più cura per cui quasi sicuramente serviva per conservarvi l'olio o il vino. qui sono stati ritrovati frammenti di ceramica molo fine, tra cui la famosa ceramica aretina, quindi di importazione, frammenti d vetro colorato e resti di una macina per grano e legumi. Tre frammenti ceramici recano il bollo di appartenenza e vanno pertanto dal I sec. a.C. alla fine del I sec. d.C. In località Case delle Fate vi è un'altra interessante villa rustica romana del II o I sec. d.C. di cui restano numerosi ruderi coperti da rovi e sterpaglia. La villa, del tipo descritto dallo scrittore romano Palladio, situata a mezza costa, aveva locali di servizio e recenti per il bestiame ai lati. Alle spalle v'era il bosco; a valle i terreni coltivabili. Nell'agosto del 1987 fu rivenuto un grosso dolio (vasi di argilla in uso presso i romani per conservarvi il vino e l'olio) e s poté individuare il cellarium (ossia cantina) della villa. Oltre al recupero di una macina arenaria e numerosi frammenti ceramici l'archeologo C. Franciosi individuò le basi di tre orchi lapides pedicini (ve ne doveva essere certamente un altro) e quindi i vinaria cioè locali destinati alla lavorazione dell'uva. Da questi reperti e da altri frammenti ceramicisi dedusse che la villa fu abitata sino a tutto il V sec. d.C.

 
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