A Prato, presso il Duomo, è conservata, nella sontuosa cappella affrescata da Agnolo Gaddi, che ne narra la storia, il sacro Cingolo della Vergine, una delle reliquie più importanti riconosciute dalla Chiesa. Si tratta della cintola della veste di Maria che Ella donò a San Tommaso durante l'Assunzione. Si narra che la cintola venisse così affidata ad un monastero e data poi in dote ad un mercante pratese che nel 1100 sposò la figlia di un sacerdote (ma molto più probabilmente la reliquia venne sottratta in occasione delle crociate). Il Duomo è una superba costruzione romanico-gotica. Non perdete il dipinto Storie dei SS. Giovanni e Stefano di Filippo Lippi, ivi conservato, ed il pulpito, all'esterno, con uno stiacciato (bassorilievo) di Donatello. Legge del taglione a Prato! Certo, prima che Beccaria scrivesse la sua opera, per i ladri non erano previste politiche penitenziarie riabilitative! L'ultimo blocco a sinistra dell'architrave nel Duomo è infatti segnato ancora oggi del sangue del ladro Musciattino, che nel trecento cercò di rubare la Sacra Cintola e che ebbe in cambio la mano tagliata! Nel bel Palazzo del Comune è stato alloggiato il Museo del Tessuto, una delle più ricche e complete raccolte sull'argomento, che ben testimoniano l'importanza di Prato nella manifattura tessile. Questo ruolo di protagonista, giocato dal medioevo fino alla Rivoluzione industriale, è stato reso possibile dalle ingenti risorse idriche dell'area pratese. Il fiume Bisenzio sin dall'alto medioevo alimenta un fitto sistema di canali chiamati gore, lunghe circa 50 Km; tale struttura di distribuzione delle acque prende il nome di Cavalciotto e serviva più di 150 mulini. Di quella che un tempo fu definita la città dalla cento ciminiere, non restano che pochi, ma significativi esempi di archeologia industriale, come la Cimatoria Campolmi. Francesco Datini nel 1300 si attestò come uno dei più ricchi ed influenti mercanti tessili, tale da costruire un impero economico con filiali ad Avignone e Barcellona. Il bel Palazzo Datini è ricco d'opere d'arte ed ospita un fornito archivio storico, gestito dall'Archivio di Stato, sul quale si basò la scrittrice Iris Origo per scrivere la biografia romanzata del Datini ne Il Mercante di Prato. Santa Maria delle Carceri, sorge laddove c'era una icona mariana miracolosa, fuori al vecchio carcere. Si tratta di una fabbrica schiettamente rinascimentale di altissimo livello, progettata dal grande Giuliano da Sangallo, dietro indicazione di Lorenzo il Magnifico. Le vetrate, dalle sontuose policromie, furono disegnate, con buona probabilità, dal Domenico Ghirlandaio. Prato città mariana. La città vanta ben quattro chiese dedicate alla Vergine a seguito di eventi miracolosi: Santa Maria delle Carceri, il Santuario della Madonna del Giglio, Santa Maria del Soccorso e Santa Maria della Pietà. Santa pratese, Suor Caterina de' Ricci (1522-1590), a cui è dedicato il bello ed omonimo monastero settecentesco. Il Castello dell'Imperatore Federico II è una delle più importanti testimonianze dello Hohenstaufen in Italia settentrionale. Federico d'Antiochia, figlio di Federico, presenziò alla erezione del castello da parte di Riccardo da Lentini, già fidato architetto dell'Imperatore in Sicilia. Riccardo, per l'occasione, ricorse alla tipica bicromia toscana data dall'utilizzo del calcare, presente nel Duomo, detto alberese, proveniente dal letto del fiume Bisenzio, e dalla serpentina di Monte Ferrato, non a caso detta verde di Prato. Alcuni dei più importanti monumenti di Firenze, coma San Miniato, Santa Maria del Fiore, Santa Maria Novella ed il Battistero, sono costruiti con questa bicromia. Occhio alla onirica scultura posta in Piazza San Marco dell'artista inglese Henry Moore, uno dei più grandi scultori del Novecento. Due interessanti istituzioni culturali: il Museo di Scienze Planetarie e il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci che oltre ad avere una ricca collezione di circa 400 opere è fornito di un esaustivo archivio e centro documentale. Il Palazzo Pretorio è il migliore esempio delle case-torri medievali di Prato. Ospita la Pinacoteca Civica che custodisce preziosissime opera come la celeberrima Madonna del Ceppo di Filippo Lippi. "...io sono pratese, sono orgoglioso di essere pratese e non vorrei essere nato se non fossi stato pratese...", recita l'epitaffio di Curzio Malaparte, grande scrittore del Novecento, autore de La Pelle. Prato risorgimentale! Giuseppe Mazzoni, triumviro in occasione dei moti del 1848/1849 in Toscana, nacque a Prato. Grandissimo pittore del rinascimento fu il pratese Filippino Lippi, figlio di Fra Filippo Lippi ed allievo del Botticelli. In occasione della sua morte Giorgio Vasari ebbe a dire "...morto è il disegno or che Filippo parte da noi. Stracciati il crin, Flora! Piangi, Arno! Non lavorar, Pittura! Tu fai indarno che il stil hai perso, e l'invenzione e l'arte!" |