Ascoli, città ribelle ed anticonformista! Qui nacque Cecco d'Ascoli, astrologo bruciato nel duecento come eretico dall'Inquisizione. Il ponte di Cecco, di origine romana, che attraversa il torrente Castellano, si vuole sia stato costruito in una buia notte dall'alchimista, con l'aiuto di diavoli! Da Ascoli partì, inoltre, nel 91 a.C., la guerra sociale, sommossa popolare che richiedeva a Roma di riconoscere per gli ascolani i diritti di cittadinanza propri della civitas latina. Ascoli celebra nel nome l'antico popolo di stirpe sabina, che durante l'età del ferro, abitava le Marche: i Piceni. Furono così chiamati perché veneravano il picchio, loro animale sacro. Non tutti i mali vengono per nuocere. Durante la seconda guerra mondiale, Ascoli fu nominata città lazzaretto e ciò... la preservò dai bombardamenti e garantì l'ottimo stato di conservazione del centro storico. Atmosfere belle epoque, dolci rosoli, aromatici decotti, eccitanti caffé e stomatiche acquaviti fanno da contorno al bel caffé storico degli ascolani, il Caffé Meletti: e non dimenticate l'anisetta, nata da una ricetta segreta di Silvio Meletti in persona. Un modo non efficiente di gestire l'ordine pubblico? Il bel Palazzo dei Capitani esibisce una particolare foggia gotica con interessanti elementi tardo-rinascimentali: l'originale struttura medievale subì infatti gravissimi danni quando il Capitano Giambattista Quieti, per stanare dei sovversivi che lì si erano rifugiati, appiccò volontariamente un incendio nel palazzo. I sovversivi furono stanati, ma il palazzo ebbe bisogno... ehm, di qualche ritocco! L'antica chiesa di San Francesco fu edificata laddove si era recato a pregare il Santo in visita ad Ascoli: la chiesa, dotata di due pittoreschi chiostri, custodisce un crocefisso miracoloso, rimasto intatto durante l'incendio del Palazzo dei Capitani. Piazza dell'Arringo è così detta perché qui si tenevano le arringhe degli oratori che, durante le pubbliche discettazioni, all'ombra di un grande olmo, "arringavano" la cittadinanza. Si affaccia sulla piazza il Duomo cittadino, imponente antica fabbrica, che custodisce le spoglie del patrono Sant'Emidio e ospita significative opere del pittore veneto, ma marchigiano d'adozione, Carlo Crivelli. Emidio, originario di Treviri, venne qui ad Ascoli per evangelizzare la città. Riuscì a convertire Polisia, la figlia del feroce prefetto romano, e ciò gli costò la decapitazione. La prima domenica di Agosto non perdete, in Piazza del Popolo, la sfilata della Quintana, fastosa rievocazione cavalleresca, che attira visitatori da ogni dove. I sestieri (Porta Maggiore, Porta Solestà, Porta Tufilla, Piazzarola, Sant'Emidio e Porta Romana) della città si contendono il palio in un avvincente tenzone che vi consigliamo di non perdere! I romani costruivano cose fatte per durare! Il bel ponte di Solestà è del I secolo d.C. La città, difatti, è circondata dal fiume Tronto e dal torrente Castellano, situata in splendida posizione naturale. Godetevi il miglior panorama ascolano dalla fortezza Pia, nel punto più alto del Parco della Rimembranza. Prelibatezza del desco è il fritto misto all'ascolana con le arcinote olive ripiene con un impasto di carni diverse e, secondo l'originale ricetta, uova, formaggio, tartufo e noce moscata! Trincate con un Rosso Piceno; ma se preferite il bianco c'è il sapido Falerio dei Colli ascolani. L'eroico tributo di sangue pagato da Ascoli durante la Resistenza le è valsa la Medaglia d'Oro al Valor Militare per attività Partigiana. |