Forlì, "la terra che fe' già la lunga prova e di Franceschi sanguinoso mucchio" (Inferno XXVI, 43-44), come ricorda sagacemente Dante Alighieri. Nel 1282 in un'epica battaglia i Forlivesi, ghibellini par exellance, inflissero una sonora sconfitta alle truppe francesi del papa Martino IV. La città si schierò con Federico II nella lotta fra guelfi e ghibellini e l'aiutò a prendere Faenza. L'Imperatore in segno di riconoscenza, concesse a Forlì il diritto di battere moneta. Nel gonfalone ancora campeggia l'aquila sveva. Forlì risorgimentale e carbonara! La città ha dato i natali ad Achille Cantoni (caduto a Mentana nel 1867), Piero Maroncelli (recluso allo Spielberg con Silvio Pellico), Aurelio Saffi (triunviro della Repubblica Romana del 1849 insieme a Mazzini ed Armellini) e Antonio Fratti (garibaldino a Mentana, prototipo dell'eroe rivoluzionario, pronto a combattere ogni dove e morto lottando nella guerra di indipendenza greca, come Lord Byron). La città è ricca di interessanti interventi di architettura razionalista del ventennio, in quanto la propaganda fascista presentava spesso Forlì come città del duce, giacché Predappio, dove propriamente nacque Mussolini, è a soli 15 km da qui; l'architettura di questo periodo coniuga un certo gusto per le forme geometriche pure, tipiche anche di altre correnti coeve come la bauhaus, e quella certa retorica monumentalità di un regime che si richiamava alla potenza di Roma antica ed inneggiava al lavoratore pater familias. Si vedano, quindi, l'ex casa del balilla, l'ex stazione agraria, l'ex collegio aeronautico, le Poste e l'aeroporto Ridolfi, opere pregne della retorica di regime, o le più sobrie strutture civili di Villa Boni e Villa Giannelli. Forlì e i capitani di ventura. Qui nacquero il celeberrimo Giovanni delle Bande Nere e Cesare Hercolani. I Capitani di ventura erano mercenari, ma spesso anche cavalieri provenienti dagli strati più evoluti della società, che si ponevano a capo di mercenari e soldati semplici, provenienti dal nord e frutto del disfacimento dell'ordine feudale. Dopo un primo momento in cui le compagnie di ventura si proponevano come semplici e crudeli pirati e razziatori, che forti della spada mettevano a ferra fuoco pacifici villaggi, esse si evolsero in milizie pronte a combattere al soldo della signoria più forte; molti e valorosi capitani, venivano premiati essi stessi con la signoria di un comune. Giovanni delle Bande Nere, in particolare, era di nobile lignaggio, figlio di Giovanni de' Medici e Caterina Sforza. Fu tanto valoroso da essere chiamato dal Papa e, in lutto per Leone X, assunse il nome che lo ha reso celebre. Padre della Patologia moderna nel 1700 e medico anatomista il forlivese Giovanni Battista Morgagni, già a 25 anni professore all'università di Bologna. Forlì fra quattrocento e cinquecento pone ai vertici della pittura rinascimentale due nobili pennelli: Melozzo da Forlì, asso della prospettiva dal basso all'alto, giustamente detta melozziana (!) e Marco Palmezzano, suo allievo. La bella chiesa della Madonna del Fuoco è così chiamata per il miracolo che qui si realizzò; un'immagine mariana, infatti, rimase illesa durante un incendio; è oggi conservata nel Duomo, dove è venerata, dal 1428. Sotto la bella Rocca di Ravaldino, fiore all'occhiello del sistema di difesa dei signori di Forlì, gli Ordelaffi, che ospitarono financo Dante, scorre il fiume interrato omonimo, che nel medioevo attraversava la città; lo si può percorrere entro le viscere della città per quasi due kilometri. L'Abbazia di San Mercuriale è un simbolo di Forlì. Pregevolissima fabbrica in stile romanico lombardo, vanta un campanile di 75 metri, fra i più alti e belli costruiti in quel periodo. |