Il Piemonte si presenta come una regione d'elezione per il turismo enogastronomico, offrendo una ricca varietà di pregiate materie prime, una tradizione culinaria nobile e fortemente caratterizzata, una produzione casearia sterminata ed eterogenea, una scelta di vini di altissima qualità, con l'80% della produzione di soli DOC e DOCG, nonché il primato (quantitativo, per carità!) nel numero di vini DOCG in Italia. Qui è nata la benemerita associazione Slow Food. Il Vercellese ed il Novarese sono un'importantissima zona di produzione di riso, di varietà particolarmente pregiate. I boschi regalano funghi, castagne, con le quali si aromatizzano polente e si fanno anche soufflè, ma soprattutto tartufi, celeberrimo il bianco d'Alba, battuti a peso d'oro in aste affollate da ghiottoni provenienti da tutto il mondo, che aromatizzano i risotti o le paste come i tajarin, gli agnolotti o gli gnocchi di patate. I risotti sono spesso mantecati con i vari formaggi provenienti dagli alpeggi; si provi il ris in cagnon o la paniscia. Nel novarese è tipico il risotto con rane e salsiccia. La polenta, in montagna, diventa piatto unico, e nel biellese se ne trova una versione dolce con miele di castagno. Celeberrima è la Bagna Cauda, a base di verdure miste condite in una salsetta, di aglio bagnato nel latte ed acciughe sminuzzate, tenuta calda in tavola da un fornelletto. La regione è famosa per i grandi bolliti: il brasato alla barbera o al barolo ed il manzo al bagnet verd (a base di prezzemolo acciughe ed aglio) sono irrinunciabili. Vale la pena provare la carne all'albese, cioè cruda, alla tartara, con limone e tartufo Fra i salumi segnaliamo la doja, salsiccia ricoperta da strutto fuso e preparata nella doja che è un canestro di terracotta; la mortadella di fegato, detta fidighin, condita con Barbera brulè e purè di patate; il Meiron'd crava, cioè capra in salamoia affumicata; particolari sono i salami di cavallo o d'oca o il collo d'oca intero aromatizzato; non perdete la testa in cassetta, fatta con testa, gola, lingua e grasso di sottogola del suino e la bresaola d'Ossola, di vitello aromatizzato con pepe, cannella, chiodi di garofano, timo e vino bianco, a volte fatta anche col cavallo. Sterminata è la produzione casearia del Piemonte. Fra i formaggi non mancate il frachet, lasciato fermentare in grappa, rum, pepe e peperoncino ed essiccato in teli di canapa, l'affine tomino di latte vaccino, a volte stagionato, e preparato con infinite varianti in tutto il territorio; il testun, formaggio duro preparato con latte crudo ovino e leggermente allungato con latte vaccino o caprino; il tumet, di latte vaccino scremato e senza crosta, il sargnon, preparato con grappa o rum, e le famose robiole DOP, quella di Roccaverano e Murazzano; segnaliamo, infine, il Bra DOP, il cremoso brus delle langhe, e il toma, esclusivamente da bovini di razza Pezzata Rossa d'Oropa. Celebrati sono i dolci piemontesi: i crumiri, a forma dei baffi di Vittorio Emanuele, i baci di dama, il bicerin da bere, la notissima gianduia ed una vasta produzione di cioccolata con nocciole sia di produzione artigianale che industriale. I Grissini sono piemontesi e presenti su tutte le tavole italiane. Il Piemonte vanta una nobilissima tradizione enologica che da sempre è stata valorizzata attraverso una produzione votata alla qualità assoluta, con Monferrato, Langa e Roero, regioni classiche d'eccellenza. Ricordiamo la Barbera (attenzione! con l'articolo "il" in Piemonte s'intende il vitigno!), vera gloria italiana, vinificato in purezza o con percentuali di Fresia, Grignolino e Dolcetto, a seconda delle zone di provenienza (ci sono, infatti, varie versioni: Barbera, d'Asti, d'Alba, del Monferrato, ecc.); il Barolo ed il Barbaresco sono entrambi realizzati con le varianti Michet, Lampia e Rosè del vitigno Nebbiolo, ma differiscono in struttura, corpo, nonché gradazione ed invecchiamento; provate ancora il Dolcetto, il Brachetto, il Grignolino, il Freisa, il Moscato d'Asti, il Gattinara ed il Ghemme; e come vino da dessert la Malvasia di Casorzo d'Asti. Storia a sé fa il notissimo Asti Spumante; nel processo di spumantificazione naturale dei vini, il metodo classico o champenoise, è preferito per i classici spumanti secchi (che come il nome attesta sono nati nella regione dello Champagne, in Francia). Dalle uve "aromatiche" si originano, invece, gli spumanti dolci e abboccati, questi, di convesso, tipici della cultura enologica italiana, giacché il metodo di spumantificazione Charmat fu in realtà scoperto da Federico Martinotti, direttore dell'Istituto Sperimentale per l'Enologia di Asti. Fra i distillati sono celebratissime le Grappe; non lasciatevi sfuggire il vermouth (in tedesco significa amarezza), inventato nel 1786 da Antonio Benedetto Carpano a Torino, e un bel Martini. |